I drappi delle feste storiche italiane non sono semplici premi: incarnano la memoria, la competizione e l’identità delle comunità che vi partecipano. Simbolo tangibile di un Medioevo rievocato, essi rappresentano il legame tra quartieri, borghi e contrade, diventando icone condivise della città stessa.

Questa sezione della mostra espone una selezione dei drappi del Palio di Feltre, dove dal 1986 si affianca al tradizionale drappo dei XV ducati un drappo dipinto ogni anno da artisti diversi. Si crea così una vera e propria pinacoteca contemporanea che raccoglie grandi nomi dell’arte italiana e cittadina: Murer, De Conciliis, Treccani, Lodola, Licata, Rento, Ben Jelloun, Altan, Ravà e, più recentemente, Mimmo Paladino.

Il percorso si apre con il drappo del 1986 di Elio Scarisi, che richiama Vittorino da Feltre accanto alla gara di tiro con l’arco e alle tre porte storiche della città: Porta Imperiale, Porta Oria e Porta Pusterla. Nel 1987, Addis Pugliese raffigura il gioco della bandiera e la sorveglianza di Vittorino su giovani sbandieratori, sullo sfondo del Castello di Alboino, fondendo storia locale e atmosfera onirica.

Nel 1990, Franco Murer propone una dama in carminio con escoffion, circondata da architetture feltrine e figure allegoriche dei Quartieri, fondendo Medioevo e contemporaneità in una composizione teatrale e colorata. L’influsso metafisico emerge nel drappo del 1994 di Luigi Rincicotti, dove il volto di una donna su sfondo rosso si staglia in un ovale centrale, decorato con simboli rinascimentali e araldici, sospeso tra storia e modernità.

Il drappo di Robert Seaver del 1997 reinventa l’araldica, con un cavallo bianco al centro, figure femminili e putti con occhiali da sole, mentre nello stesso anno Frances Lansing utilizza oro e tratti espressionisti per dare al cavallo e al cavaliere un’intensità contemporanea.

Gli esempi più recenti rivelano nuove poetiche simboliche: Tobia Ravà (2024) rielabora architetture feltrine e richiami veneziani attraverso la kabalà e la ghematrià, creando un “divisionismo alfanumerico” di forme e significati. Mimmo Paladino (2025) alterna cavalli stilizzati, simboli primordiali e figure archetipiche, costruendo un universo visivo mitologico e dinamico, scandito da geometrie e tagli cromatici che lasciano spazio all’interpretazione e al sogno

In tutti questi drappi, il Medioevo emerge non come mera ricostruzione storica, ma come materia viva per l’arte contemporanea: simbolo di sfida, memoria collettiva e identità, capace di fondere tradizione e invenzione, evocazione e modernità, in un racconto visivo che continua a parlare alle comunità e al loro immaginario.