Nel clima romantico ottocentesco, il Medioevo fu soprattutto un bacino da cui attingere storie di eroismo, passione e dramma. Personaggi come Giovanna d’Arco, Federico II di Svevia, Dante Alighieri o i grandi condottieri furono reinterpretati e idealizzati alla luce dei valori del tempo, trasformandosi in figure-simbolo capaci di alimentare la nascente coscienza nazionale.
Nel clima romantico, il Medioevo divenne un bacino di storie di eroismo, passione e dramma. Personaggi come Giovanna d’Arco, Federico II, Dante o i grandi condottieri furono rivisitati alla luce dei valori del tempo, divenendo figure-simbolo della nascente identità nazionale. Allo stesso tempo, studiosi e intellettuali leggevano nel mondo medievale i germi di una modernità in formazione, intravedendo nelle sue contraddizioni i prodromi di libertà civiche e partecipazione politica.
La prima sala della mostra restituisce i riflessi di questa ondata culturale attraverso l’arte, che fu il linguaggio privilegiato per reinterpretare e reinventare il Medioevo. Il percorso si apre con Ezzelino III che contempla la distruzione di Vicenza (1863) di Lorenzo Delleani, un dipinto intenso e drammatico, presentato alla XXII esposizione della Società Promotrice delle Belle Arti di Torino di quello stesso 1863. La figura del tiranno veneto, ammantato di rosso e investito di luce, domina la scena come un eroe tragico. La città in rovina, ispirata al racconto del cronista Gerardo Maurisio, diventa teatro della sua ascesa e della sua condanna. In quest’opera – che unisce gusto storico, pathos romantico e allusione al clima risorgimentale – il Medioevo diventa specchio del presente, metafora di ambizione e destino.
Accanto a questa suggestione ottocentesca, la mostra propone un dialogo novecentesco dedicato alla saga di Parisina, vicenda amorosa ambientata alla corte estense e resa celebre dal poema di Byron e dalla tragedia musicata da Mascagni su libretto di D’Annunzio. L’intensa collaborazione tra i due artisti, segnata da contrasti e passioni, testimonia quanto il Medioevo continuasse, agli inizi del Novecento, a ispirare la fantasia e la scena artistica.
Il percorso accompagna il visitatore tra libretti, cartoline e bozzetti di scena – come quelli raffinati di Mario Pompei del 1926, realizzati per Gabriele D’Annunzio e provenienti dal Vittoriale degli Italiani – per mostrare come un unico tema medievale potesse rinascere in forme sempre diverse: pittura, letteratura, musica, scenografia.
Il dialogo tra Delleani e Pompei racconta due volti complementari del Medioevo moderno: da un lato la tela romantica e politica dell’Ottocento, dall’altro la visione sospesa e teatrale del Novecento. In entrambi i casi, il Medioevo non è ricostruzione, ma invenzione, trasfigurazione, attualizzazione.
La sezione Medioevo in arte invita a scoprire un tempo reinventato: il Medioevo come mito, laboratorio estetico e specchio identitario. Un Medioevo “sognato” che, tra Ottocento e Novecento, ha saputo parlare al presente e che ancora oggi continua a nutrire la nostra immaginazione.