La terza sezione della mostra pone l’accento sulla ripresa moderna del Palio di Feltre, avvenuta su impulso della docente universitaria feltrina Anna Paola Zugni Tauro, che riuscì a creare le condizioni e le collaborazioni necessarie per la realizzazione della prima edizione del Palio – pur molto differente dall’attuale – nel 1979, in occasione del sesto centenario della nascita di Vittorino da Feltre. È dunque evidente il legame ideale tra la figura del pedagogo feltrino e il Palio cittadino, ben esplicitata nei primi anni della manifestazione, ma che poi è sempre rimasto come un filo rosso sotterraneo.
Le opere in mostra ripercorrono i primi passi della festa e le modalità di ripresa della corsa equestre, testimoniata dagli Statuti cittadini e dall’opera di Antonio Cambruzzi, e le celebrazioni della figura di Vittorino da Feltre di quel 1979. Proprio per sottolineare quanto anche la riscoperta del Palio possa in linea generale essere considerato, con i mutamenti del caso, un’ultima propaggine di quella celebrazione delle personalità feltrine, la scena della sala è dominata dal grande dipinto di De Lorenzi, Gian Francesco Gonzaga circondato dalla propria corte presenta a suoi figli Vittorino da Feltre.
Uno dei punti focali dell’intera sala è il manoscritto dell’opera di Antonio Cambruzzi Della Historia Feltrina, del 1681. Il documento – vero e proprio ‘testo guida’ nella ricostruzione della storia cittadina – ha giocato un ruolo fondamentale nel recupero della tradizione del Palio, poiché riportava l’attestazione storica della istituzione della corsa equestre nel 1404, per celebrare la dedizione spontanea di Feltre a Venezia. Fu a quella testimonianza che il Comitato Organizzatore delle prime edizioni si rifece, proponendo la ripresa dell’iniziativa, nella speranza che divenisse poi tradizione, come testimoniato anche dal libretto del Palio 1980 esposto in mostra.
Fatto il Palio, si diede poi avvio alla costruzione di quanto esso comportava per la manifestazione stessa e per il suo richiamo al Medioevo: di questo processo, che fu fondamentale per garantire l’autorevolezza dell’evento ma anche per assicurarne il radicamento nel corpo sociale feltrino, si espongono in mostra alcuni oggetti e documenti, riassuntivi e simbolici di un periodo ricco di fermento e di appassionate ricerche. Primo fra tutti, il drappo dei quindici ducati d’oro, sempre presente nella storia del Palio e legame con la testimonianza degli Statuti cittadini prima e del Cambruzzi poi. Il drappo del Palio vide la luce nel 1979 grazie all’abilità sartoriale di Luigia Zaetta, mentre la sua ideazione complessiva si deve alle artiste feltrine Marula Tarricone e Fulvia Celli. Sotto al grande tondo riproducente lo stemma cittadino accompagnato dal motto tratto dall’Istoria della Città di Feltre di Girolamo Bertondelli (1653), compaiono i quindici ducati d’oro realizzati da Romano Nascimbene, numismatico feltrino, che per il conio si ispirò al ducato veneziano del Quattrocento.
Fu poi il tempo della divisione in Quartieri della città. A partire dall’edizione del 1980 si definì la suddivisione del territorio feltrino nei quattro Quartieri di Castello, Duomo, Port’Oria e Santo Stefano, riprendendo le denominazioni già presenti negli statuti medievali e in documenti successivi, come il registro d’estimo del Quartiere Santo Stefano esposto in mostra.
Infine, una parte importante nella strutturazione della festa feltrina fu la creazione di un repertorio sartoriale quanto più attento alla filologia estetica e del costume del primo Quattrocento. Nelle prime edizioni del Palio la nascita dei costumi fu segnata da un entusiasmo spontaneo e corale: abiti teatrali presi a noleggio a Padova e tessuti scenici della celebre Fabbrica Fortuny di Venezia, a cui si affiancava la creazione in proprio di abiti da parte dei Feltrini.
Già dalla seconda edizione, tuttavia, emerse la volontà di raffinare il corteo con maggiore fedeltà storica. Si cominciò così a ispirarsi alle raffigurazioni del primo Quattrocento e i costumi della comunità vennero orientati verso un linguaggio più coerente con le fonti. Da quell’esperienza germogliò la tradizione della sartoria storica feltrina. Alcune tracce di questo processo di progressiva strutturazione del corteo storico si ritrovano nei bozzetti esposti in mostra, provenienti dagli archivi dell’Associazione Palio e delle associazioni ad essa collegate, come il Gruppo Sbandieratori Città di Feltre.