L’uso delle rievocazioni come strumenti di propaganda e di spettacolo politico è testimoniato con particolare evidenza dalle fotografie e dal video che ritraggono la visita di Hitler e Mussolini a Firenze nel maggio 1938, nell’ambito del viaggio che condusse il dittatore tedesco in visita ufficiale di Stato a Roma, Napoli, Furbara e, appunto, Firenze.

Nei giardini di Boboli, figuranti in costume rinascimentale si avvicinano ai due dittatori, offrendo loro omaggi simbolici e inserendo la cerimonia diplomatica in una cornice volutamente storicizzata, per quanto totalmente decontestualizzata.

Accanto a queste manifestazioni fortemente connotate sul piano politico, i manifesti prodotti dall’Ente Nazionale Industrie Turistiche o da singoli comitati locali ci parlano invece della funzione economica delle feste storiche: esse divennero, soprattutto a partire dagli anni Trenta e poi con ancora maggiore evidenza nel secondo dopoguerra, uno strumento di promozione del territorio, di attrazione di visitatori, di valorizzazione di luoghi che, attraverso il richiamo a un Medioevo reinventato, potevano acquisire un posto di rilievo nella mappa turistica nazionale.

È il caso della pubblicazione «Fêtes traditionnelles en Italie» del 1933, in cui Duilio Cambellotti firmava le illustrazioni di un libretto destinato a presentare al pubblico internazionale un’Italia pittoresca, popolata da cortei in costume e da riti spettacolari, in un intreccio di folklore e marketing ante litteram.